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Manu González, in profondità: "Non penso troppo a dove posso arrivare"

Monday, 30 September 2019 09:21 GMT
Il neocampione del mondo WorldSSP300 ci parla della sua passione per le moto, ripercorre la sua rapidissima carriera e ci rivela l’origine del suo soprannome ‘ManuGass’.
 
Manu González è un adolescente ma è soprattutto un pilota eccezionale. Lo dimostra prima la sua performance eccezionale andando a vincere il titolo nella stagione 2019, e poi quando parla della sua vita fuori dal circuito, dei suoi amici e dei suoi studi. 
 
Campione del mondo a soli 17 anni, probabilmente è il tipo più “normale” che cammina lungo il paddock del WorldSBK.
 
Sono un ragazzo che ama le moto. Sono la mia passione e ci penso sempre, quando non sapevo ancora guidare una moto, ci ero già seduto sopra. 
 
Già quando avevo tre anni ero su una moto. Mio padre ha avuto sempre interesse e quindi mi ha trasmesso la sua passione. Mio padre partecipava a delle gare amatoriali in Spagna, e ho visto com’è la vita sulla pista. Alla fine me ne sono innamorato, sai, se sei sempre in pista, poi finisce che ci vuoi anche restare. 
 
Sono un normale adolescente. Frequento le scuole superiori e mi alleno molto e provo a combinare le due cose. Non c‘è niente di speciale, con i miei amici, sono solo uno dei tanti ma è vero che alcuni di loro rimangono sorpresi quando arrivano notizie sul campionato e sui miei risultati e poi ci fanno dei commenti. 
 
Credo che ho iniziato a vedermi come pilota a tutti gli effetti arrivando nel Campionato spagnolo. Avevo dieci anni ed iniziavo a guidare su piste difficili. Ha iniziato a piacermi ancora di più ed è stato lì che ho capito che dovevo allenarmi ancora di più e dedicare tutto me stesso a questo. 
 
ManuGass è venuto fuori tanti anni fa. I miei genitori dicono che l’idea è venuta a loro. Penso sia successo quando ho vinto la Mini Moto Championship a Madrid all’età di sette anni. Credo che tutto sia partito da lì anche se non è partito da me. Hanno iniziato a chiamarmi così e da allora va avanti così. Ci sono piloti che hanno soprannomi sconosciuti, mentre il mio è stato usato fin troppo! 
 
Perfino Nico Terol ha usato “Gas” in certi periodi. Quando l’ho incontrato per la prima volta avevo nove anni e ancora non usava quel soprannome, ma l’anno dopo ha iniziato e mi è sembrato un po’ strano.Ho pensato lo avesse preso da me, ma forse è meglio non dirlo, chissà! La verità è che lo uso da un sacco di tempo e mi piace!
 
Penso che ora la sfida più grande mi attende è quella di finire la scuola superiore. Qui mi trovo molto bene e voglio restarci. Ora devo almeno provare a chiudere il mio anno scolastico nel miglior modo possibile.
 
Non so cosa farò con i miei studi. L’unica cosa che so è che se in futuro vuoi avere un lavoro importante hai bisogno di continuare a studiare, ma le competizioni sono diventate così professionistiche che andare a scuola è sempre più difficile. I miei genitori spingono per fare in modo che continui a studiare, ma non so a che punto arriverò.
 
Diverse persone mi hanno aiutato durante la mia carriera. Sono stato molti anni con il team con cui ero l’anno scorso, e penso che è grazie a loro che ho potuto fare un passo avanti in questa categoria. Poi un ruolo importante è stato anche quello del mio manager ma la persona che mi ha insegnato molto è mio padre.Mi ha aiutato molto a capire come gestire la mia carriera di pilota.  
 
Per vincere in questa categoria non serve solo andare più veloci di tutti nell’ultimo giro. Devi anche essere un po’ fortunato e avere anche la capacità di pensare dove hai bisogno di essere nel momento giusto per tagliare la linea del traguardo per primo. Con queste moto, possiamo essere in cinque in un decimo di secondo. Nel momento in cui la fortuna e le strategie si uniscono, allora puoi vincere. 
 
Penso di essere un pilota più rilassato che un pilota con molto temperamento. Quello che succede intorno a me non mi influenza, preferisco pensare a me stesso e a nient’altro.
 
Sono un pilota che punta più sullo stile di guida che a migliorare in ogni curva o a pensare di avere il setup perfetto con la moto. Mi concentro di più sul provare a ricavare il meglio dal mio modo di guidare, piuttosto che a come fare meglio in ogni curva andando alla ricerca delle linee migliori. Provo a rendermi conto se manca qualcosa nella mia moto, parlo molto con il mio staff, con i miei meccanici e il mio capotecnico e tutti insieme proviamo a trovare soluzione. 
 
Il titolo che ho vinto due anni fa nella European Talent Cup mi aiutato molto nel pensare cosa dovevo fare in questa stagione. Ci ho pensato molto e quest’anno sono arrivato alla fine con più vantaggio, ma penso che mi è servito molto per quello che sto vivendo ora.  
 
Rea o Bautista? Beh, sono entrambi grandi piloti! Ammiro Rea per quello che fa sulla moto, per come gestisce le gare. Lo stesso vale per Bautista per come sa ottenere il meglio dalla moto facendo cose incredibili. Rea lavora molto e ottiene sempre il massimo. Fabian Foret, che lavora sia con lui che con il nostro team, ci ha spiegato come arrivi sempre pronto alle gare anche fuori dalla pista, come si allena e di sicuro provo a seguire il suo esempio.
 
Provo a non pensare troppo fino a dove potrò arrivare e invece mi concentro sul dare il massimo che posso a ogni gara e poi vedremo l’anno prossimo cosa ci riserverà. Mi piacerebbe gareggiare in World Superbike o MotoGP™, per me sarebbe una favola, la cosa migliore che potesse capitarmi ma per ora voglio solo fare il meglio possibile e non pensare ai prossimi anni, dato che questo potrebbe farmi perdere concentrazione.  
 
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