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Frankie Chili parla dei momenti più belli della sua carriera, della nuova generazione e della vita fuori dal paddock

Thursday, 25 February 2021 10:01 GMT

17 vittorie, tanti rivali e sfide all’ultimo giro. Tanti gli argomenti trattati con l'ex stella del WorldSBK: dal mondiale delle derivate di serie a molto altro…

Il Campionato del Mondo MOTUL FIM Superbike 2021 è pronto ad accogliere nuove stelle e a veder sbocciare nuove leggende ma al tempo stesso c’è tanto da andare a riscoprire anche dal passato. Uno dei piloti più amati e carismatici è senza dubbio Pierfrancesco Chili che ci ha parlato della sua vita nel WorldSBK. Ha ripercorso alcune delle sue vittorie più belle, ha parlato del prossimo talento italiano e della convivenza con il morbo di Parkinson: Frankie come sempre è stato simpatico e ricco di spunti interessanti.

L’intervista parte con quella che è stata la sua gara più bella. Difficile indicarla da parte sua: “Me ne ricordo bene molte! Ho vinto a Monza, Brands Hatch, Donington Park e Assen; ogni volta ho dovuto lottare con qualcuno di diverso. Sono state tutte delle grandissime gare. Nel 2000 ho vinto a Monza per l’ultima volta; in Gara 1 Colin Edwards ha iniziato a prendere un gran margine di vantaggio ma sono riuscito a riportarmi sotto. A due giri dalla fine alla prima chicane era dietro di me e ho pensato ‘come fai a essere qui?’ ma ho vinto io e lui era molto arrabbiato!”.

“Gli ho spruzzato lo champagne, la sua bottiglia invece si è rotta e anche per questo motivo era arrabbiato. Per me è stato un momento molto divertente! In Gara 2 a mezzo giro dalla fine all’uscita dalla Lesmo 2 ho commesso un errore e sono andato largo. Nonostante fossi arrivato secondo, sono rientrato in pitlane senza vestiti con addosso solo le mutande e il paraschiena! Mi sono divertito davvero tanto in quel periodo nel WorldSBK! Per me è stato fantastico, in pista c’erano nomi molto importanti e inoltre amavo i tifosi!”.

Tornando con i ricordi a un’altra bellissima emozione vissuta a Monza Chili ha detto: “Nel 1996 siamo andati a Monza ma la settimana prima mi ero già rotto una mano e un piede nel campionato italiano. Per combattere l’infiammazione utilizzavo un pacchetto di kiwi dato che hanno un effetto antinfiammatorio. Dopo le prove ho messo la mano e il piede in una scatola di kiwi! In Gara 2 all’ultimo giro sapevo che Fogarty era migliore di me alla Variante della Roggia, quindi ho frenato tardi e sono finito sulla ghiaia. Fogarty e Aaron Slight mi hanno superato mentre dietro di me c’era Troy Corser”.

“Dopo la Lesmo 2 mi sono detto ‘OK, ora andiamo a vincere!’. Nel frattempo ero già fuori dalla Parabolica. Al muretto il mio team non poteva vedermi dato che ero dietro ad Aaron Slight. Il commentatore del circuito diceva “Slight! Slight! Slight!” e poi ha urlato “CHILI”. Sono rimasti tutti sconvolti! L’adrenalina era incredibile e mi sono dimenticato di tutto il dolore che avevo all’inizio!”.

In carriera ha vinto 17 volte: Chili poi ha parlato anche della sua rivalità con Fogarty: “Carl Fogarty non aveva una grande tecnica in sella alla moto ma riusciva sempre a essere forte. Nel 1998 entrambi eravamo sotto pressione dato che Ducati aveva due team ufficiali e nel 1999 ce ne sarebbe stato solo uno. Ad Assen nel corso dell’ultimo giro di Gara 2 ho commesso un errore e sono caduto alla chicane; ho perso la gara e il mondiale. Nel 1999 siamo tornati a rispettarci anche se la gente pensa ancora che ci stiamo antipatici. Abbiamo giocato su questa situazione e quando siamo stati invitati in Inghilterra per cenare insieme ci hanno regalato per scherzo dei guanti da box!”.

In ogni caso Foggy non è stato l’unico rivale di Chili: “Penso che sia difficile indicarne uno; Fogarty era molto determinato ma anche Haga lo era. Con lui devi aspettare e vedere cosa può succedere, a sinistra, destra e anche sopra! Colin Edwards era molto veloce come anche Troy Bayliss. Neil Hodgson nel 2003 è stato un mio avversario, lui faceva parte del team ufficiale Ducati e io ero in sella a una Ducati privata. Piàù che avversari sembrano concorrenti e ci stiamo tutti relativamente simpatici”.

Alcuni dei successi più grandi di Frankie sono legati al Regno Unito; due vittorie a Brands Hatch e una a Donington Park. Chili era e resta immensamente famoso nel Regno Unito. “Nel corso della carriera amavo correre in Inghilterra, per me era come una seconda casa”, ha detto. “Un sacco di tifosi venivano a fare il tifo per me e lì ho trovato un luogo che mi ha dato un motivo per amare le corse. Avevo bisogno del calore dei tifosi, hanno una passione incredibile per lo sport!”.

Tutto arriva a una conclusione. La carriera agonistica di Chili si chiude nel 2006: “Nell’ultimo anno della mia carriera ero molto deluso dato che mi ero rotto il bacino e non riuscivo a essere veloce come prima. Ero molto dolorante. Da solo non riuscivo a mettermi e a togliermi la tuta, mi aiutava mia moglie. In pista nelle chicane ero molto lento e arrivato all’età di 42 anni non volevo andare avanti così. Sogno ancora che devo prepararmi per un weekend di gara ma fortunatamente sono solo sogni!”.

Chili nel 2009 è tornato nel paddock: “In quell’anno ero team manager del team Guandalini Ducati ma non mi sono divertito molto. Poi ho provato dar vita a un mio team in Moto3 e nel CIV ma alla fine ero molto stanco. Non volevo più essere presente nel paddock soltanto per il gusto di farne parte. Non sentivo la passione e inoltre ora sto a casa e mi prendo cura di quello che ho a Misano. Ho comprato un hotel, poi ho costruito dei nuovi appartamenti: in tutto sono 14 e inoltre ho anche due stabilimenti balneari di cui occuparmi durante l’estate ma nel complesso sono impegnato per otto mesi all’anno”.

Purtroppo nel 2018 a Chili è stato diagnosticato il morbo di Parkinson come lui stesso ha rivelato in pubblico nel 2020. 'Frankie' ci ha detto: “All’inizio è stata dura da accettare ma ora provo a controllare questa malattia con le pillole e le medicine. Sento meno energia ma mentalmente sono ancora preso da tante cose, quindi questo mi permette di restare impegnato”.

In merito alle attuali stelle del WorldSBK, nonostante nelle ultime stagioni le abbia viste da lontano, sta iniziando a riprendere contatto con ciò che avviene: “Lentamente – ha detto – sto tornando ad appassionarmi nuovamente al World Superbike! Ora vedo che ci sono dei piloti italiani che stanno venendo su bene, soprattutto Michael Ruben Rinaldi. Lo conosco dai tempi del CIV in Moto3 e già allora era un pilota molto valido. Ora è chiamato a compiere l’ultimo step e a vincere delle altre gare. Nel team ufficiale può sentire tanta pressione e quindi avrà bisogno di un buon feeling con il team. Poi vedremo come andranno le cose”.

Jonathan Rea è incredibile. Due anni fa contro Bautista ha dimostrato a tutti che ha ancora tanto da dare. Grazie al grande lavoro dentro e fuori dalla pista ha vinto il titolo. Nel corso della mia carriera non ho mai visto nulla di simile. Per me solo Jonny può battere se stesso. Anche Scott Redding ha una mentalità forte ed è molto veloce ma se dovessi scommettere punterei su Jonny!”.

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