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Delbianco: "Ho un’opportunità che non capita a tutti e voglio approfittarne al massimo!"

Wednesday, 7 August 2019 07:47 GMT

Il romagnolo ci ha raccontato il suo percorso prima di arrivare nel paddock SBK® e come sta vivendo il suo anno d’esordio nel WorldSBK

Il romagnolo ci ha raccontato il suo percorso prima di arrivare nel paddock SBK® e come sta vivendo il suo anno d’esordio nel WorldSBK

Ha compiuto 22 anni lo scorso 21 luglio, Alessandro Delbianco ha un palmares tutto da scrivere nel WorldSBK e ha condiviso con noi una serie di aneddoti personali curiosi e divertenti. Nato a Rimini nel 1997, è stato campione junior di minimoto, idolo degli adolescenti italiani per aver partecipato ad un reality show televisivo, pilota in Moto3 e ora giovane promessa azzurra nel campionato delle derivate di serie. Qui ci ha spiegato tutto su di lui.
 
Ho iniziato a correre in Minimoto quando avevo cinque anni perché era quello che guardavo in televisione. Ho provato a giocare a calcio, ma mi resi conto presto che non era il mio sport e ho dovuto cambiare.
 
All’inizio non sognavo di essere pilota, però capii di volerlo essere quando iniziai a correre. In realtà nella mia famiglia nessuno aveva avuto una moto poi, dopo che ho iniziato a correre, la domenica guardavamo le gare di moto.
 
Ho corso per tre anni con le minimoto e feci subito bene vincendo il campionato italiano e quello europeo. Poi ho partecipato alle miniGP e le moto iniziarono ad essere più grandi. I miei coetanei del 1966/97 sono Di Giannantonio, Bastianini, Antonelli… tutti abbiamo fatto lo stesso percorso, ogni anno i nostri padri organizzavano e decidevano insieme a quale campionato farci partecipare. 
 
Quando poi è stato il momento di passare a moto ancora più grandi, tutto è diventato più costoso, così che dovetti smettere di correre. Per cinque anni, dagli 11 ai 16 non corsi. Però ebbi l’opportunità di fare una wildcard nella categoria Moto3 del CIV e vinsi la gara. Questo mi permise di disputare una stagione intera in Moto3, era il 2016. Questo fu il mio primo anno di gare.
 
Ho lavorato per un paio d’anni come autista. Guidavo un furgoncino e consegnavo carrozzine e letti agli ospedali. Però non mi sarei visto così. Sono un po`ambizioso. Quindi se non avessi fatto il pilota probabilmente avrei comunque lavorato nello sport o in tv. L’autista ho provato, ma direi proprio che non mi è piaciuto!
 
L’anno che sono tornato a correre è stato fighissimo e ho partecipato ad un reality show sul motociclismo. Bellissimo perché hai 15 anni e sei la star di tutte le ragazzine del mondo e quindi è stato bello per quello perché ti sentivi un po’ John Travolta, però mi ha tolto un po’ la concentrazione. Se tornassi indietro non lo rifarei. Alla fine il programma ha creato un personaggio che non rispecchiava la persona che sono davvero.
 
Il passaggio in Superbike è stato tosto. Avendo perso tutti quegli anni sono passato dal niente al tutto e quindi ero anche emozionato. Soprattutto la prima gara dove mi sono ritrovato in mezzo a gente a cui fino a due anni fa a tutti andavo a chiedere l’autografo! Ho ancora le foto su Facebook.
 
Fino a due anni fa mai mi sarei immaginato di arrivare qui. Piano piano sto iniziando a trovarmi più a mio agio. Ogni gara miglioro, cerco di migliorare sempre, è arrivata la mia prima top ten a Donington e questo mi rincuora. Non è facile, sono qui da solo e non ho molti aiuti. Però non bisogna nemmeno piangersi addosso. Sto cercando di migliorare sempre.
 
Valentino è sicuramente la mia ispirazione. Poi io sono di Cattolica, quindi, abitiamo molto vicini e mi piacerebbe prima o poi riuscire a conoscerlo meglio. Però quando ero piccolo dicevo che il mio sogno è diventare come Ben Spies, era il mio idolo quando avevo dieci anni. È arrivo dall’America e ha battuto tutti, poi è andato in MotoGP e ha smesso di correre. È il numero 1!
 
Obiettivi a lungo termine? È una domanda strana perché ovviamente l’obiettivo sarebbe vincere, però sarebbe troppo presuntuoso dirlo ed irreale soprattutto
in questo momento. Il mio obiettivo è quello di migliorare ad ogni gara fino ad essere primo. So che non è facile o forse impossibile. 
 
Il mio primo obiettivo è avere una moto per il prossimo anno e dimostrare che ho voglia di fare. Quello è il mio obiettivo. E come sogno ho quello di diventare il più forte. Non sono scaramantico. Zero. Non mi interessa. Per farti capire: ho il casco viola, dice tutto.
 
Ho solo 20 anni, però sono molto focalizzato sulle moto. Anche se vivo in una zona di mare, quando sono a casa mi alleno due volte al giorno con un allenatore personale ed è per questo che non ho molto vita sociale.  Ho una chance che non capita a tutti e non voglio buttarla via. Non mi manca la discoteca al sabato sera.
 
Un pilota che mi ha impressionato è Toprak (Razgatlioglu). È molto giovane, fa delle linee tutte sue. Da pilota è molto bello vederlo e studiarlo. Per quanto riguarda gli altri,  mi aspettavo che tutti andassero così forte. Nonostante questo mi stupisce vedere di che cosa sono capaci Bautista e Rea però quello che proprio mi stupisce è Toprak per le sue linee un po’ diverse rispetto a tutti gli altri.
 
Ci sono alcuni piloti con cui vado molto d’accordo tipo Torres e Loris che è stato mio compagno di squadra. Con altri non ho nessun rapporto. Dopo Donington con quel mezzo salvataggio che ho fatto, sono entrato nel gruppo Superbike. Qualcuno mi saluta, ho parlato con Sykes e con Rea. Ora è come se riconoscessero che ci sono anch’io tra loro.
 
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