25 anni del Mondiale Superbike: Simon Crafar
E' indubbio che il Mondo Superbike abbia aperto una serie di nuove possibilità per il sempre giovane Crafar. "Credo che l'idea complessiva che sta dietro alla Superbike sia fantastica", ammette Simon. "I piloti scendono in pista in sella a moto che possono essere acquistate dai concessionari. Questo crea un forte legame per gli appassionati, soprattutto se disponi per esempio di una moto che gareggia in questo campionato. Non ho mai sognato da piccolo di correre in sella ad una GP, perché non ne avevo mai vista una dal vivo. Quindi quando è arrivata la Superbike - mi ricordo di aver visto gli highlights in TV durante la prima stagione assoluta - ho pensato 'Fantastico, esiste un campionato mondiale nel quale corrono moto acquistabili nei negozi!" Era un'attrattiva enorme, specialmente in un paese come la Nuova Zelanda, estremamente distante sia dall'Europa che dalle corse di livello mondiale. La SBK era accessibile ai più, ai tempi era così. Per me rappresentava un sogno il poter correre con moto che, con qualche sforzo, sarei riuscito a permettermi di acquistare."
Nonostante i successi ottenuti nelle corse è difficile da credere che Crafar, il quale ha preso parte a più di 120 gare totalizzando 10 podi, non abbia vinto neanche una di queste. E' stato in diverse occasioni nella posizione di vincere ma come lui ben sa a sue spese, c'è bisogno di un po' di fortuna dalla tua parte nei momenti che contano. "Prima delle mie ultime gare credevo fermamente che ognuno si creasse la propria fortuna", ha detto Crafar. "In realtà ci credo ancora fermamente, ma in alcuni casi c'è bisogno di un po' di fortuna extra dalla propria parte. Mi sono successe cose pazzesche, sia nella mia ultima gara che in quelle precedenti. Mi è capitato di trovarmi con la gomma completamente sfaldata e poi in un'altra occasione un avversario mi è venuto addosso e siamo entrambi caduti - questo genere di cose non possono essere gestite o previste. Ovviamente sono deluso del fatto di non aver ottenuto una vittoria in SBK ma sono felice di aver avuto la possibilità reale di provarci. Correre a quei livelli è sempre divertente sai, vivere il sogno". Da dove arriva questa positività? Sembra essere parte integrante della visione di Crafar, costantemente rivolta verso il futuro.
Se si presta attenzione alle parole di Simon riguardanti la sua vita dopo il ritiro dalle corse, per una parte dell'anno vissuta all'interno del paddock SBK, è evidente quanto si senta fortunato del fatto di poter guadagnarsi da vivere insegnando ad altri come si guida e facendo da mentore per altri piloti.
"Ho prodotto il libro e il film 'Motovudu' e faccio lezioni in pista, insegno agli altri ciò che io ho imparato nella modo più difficile e la cosa mi fa un piacere enorme", continua Crafar. "Con l'altro mio lavoro, ovvero quello di coach della European Junior Cup, il piacere è ancora maggiore. Questi ragazzi hanno la stessa passione di quando io avevo la loro età, vogliono imparare, andare avanti e hanno talento, quindi lavorare con loro rappresenta il lavoro perfetto, davvero".
L'aspetto più interessante della storia di Crafar riguarda il totale cambiamento di prospettive che avviene quando ti ritrovi a dover restare tanto lontano da casa, per poter inseguire i tuoi sogni. Simon ce lo spiega nel modo migliore. "Ora vivo ad Andorra, sono qui da diverso tempo", commenta. "Ho sempre detto che il mio sogno era quello di venire qui in Europa, cercare di trovare spazio nelle corse motociclistiche e vedere come sarebbe andata. Speravo inoltre di riuscire a guadagnare qualche soldo, tornare a casa e comprarmi un'abitazione. Ma quando i 17 anni di corse sono arrivati al termine ho realizzato che quella che una volta consideravo casa mia, non lo era più. In questo tempo avevo creato la mia nuova 'casa' qui in Europa. I miei figli sono nati qui quindi abbiamo deciso di continuare a vivere qui, oltre che portare avanti l'impegno nelle corse".