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Haslam: "Competere con Rossi a 17 anni è stato realizzare un sogno!"

Friday, 31 May 2019 09:22 GMT

Giocare nel motorhome di Kevin Schwantz, andare a scuola con le stampelle e fare i compiti in un traghetto diretto in Spagna. Leon Haslam ha provato tutto questo!

Per decenni, il nome di Haslam è stato sinonimo di successo e di motociclismo. Leon Haslam (Kawasaki Racing Team WorldSBK) ha seguito in maniera naturale i passi del padre, Ron, e ha aumentato il prestigio di questo nome negli anni successivi.

Le gare hanno sempre fatto parte della mia vita ed l'unica cosa che ho sempre desiderato. I miei primi ricordi risalgono a quando mi arrampicavo in ogni dove nel box ELF, fin da molto piccolo, e quando giocavo con la PlayStation di Kevin Schwants e di Alex Barros nei loro motorhome. Fin dai primi giorni, facendo motocross e guidando solo per gusto, fino a quando avevamo una squadra con piloti come James Haydon che viaggiava con noi... dal primo giorno ci sono sempre state le moto, moto e ancora moto!

A mio padre l'ho visto solo come un padre. I primi giorni, eravamo soliti competere tra di noi ed io ragionavo come un ragazzino che "sapeva tutto" confrontandosi con "quello che sapeva". Crescendo ho imparato lui era lì solo per aiutarmi e non era un mio ostacolo. Aver avuto mio padre vicino è stato un grande aiuto per la mia carriera.

Iniziai le scuole medie a 11 anni e durante i primi due anni, andavo a scuola in stampelle, mi ero rotto la gamba per due volte consecutive facendo motocross! Non è stato facile allenarsi e ricevere un'educazione, anche se la mia scuola in quel momento era abbastanza benevola, forse anche più delle altre scuole di oggi del Regno Unito. Adesso impartiscono punizioni per questo e per quello ed è difficile trovare del tempo fuori dalla scuola. Capirono la mia situazione e fecero un'eccezione che non hanno invece ricevuto altri.

Mi ricordo di aver fatto i miei compiti scolastici su un traghetto da Portsmouth a Bilbao mentre mi preparavo per sostenere un esame di spagnolo. Avevo 13 o 14 anni, mi sentivo male a bordo del traghetto facendo gli esercizi di matematica! Le lingue sono qualcosa di importante e sul quale mi sarebbe piaciuto aver lavorato di più quando ero giovane, oggi giorno è un aspetto fondamentale.

A 15 anni sentivo molta pressione, perché la mia carriera stava facendo grandi salti. Era importante essere veloce e non pensavo molto alla pressione come avrei dovuto fare. Competere contro Valentino Rossi a 17 anni fu un sogno diventato realtà! Probabilmente avrei dovuto strutturare tutto in modo un po' migliore. Adesso che sto aiutando alcuni giovani, credo che tutto questo lo stiano imparando.

Non mi pento di niente, amo quello che faccio e ho imparato molto nel corso della mia carriera. Nei primi anni non sentivo la pressione però al tempo stesso volevo solo correre in moto ed essere il più veloce possibile! Ho imparato da tutte le decisioni e da tutte le strade che ho deciso di percorrere, in alcune occasioni avrei potuto prenderne di diverse, migliori magari, per aiutarmi a vincere un campionato e questo mi avrebbe portato ad un altra direzione.

Alla fine del 2010, finì col secondo posto nel WorldSBK con una Suzuki privata contro Max Biaggi. Alla fine dell'anno non mi offrirono nessuna moto di fabbrica per cercare di vincere i campionati. Avrei potuto restare un altro anno con la stessa moto o tornare in BMW. Credo che lì sia cambiata la mia carriera, visto che ero in sella ad una moto di fabbrica che era capace di vincere. Secondo me, questo è il primo anno di tutta la mia carriera in cui ho ricevuto un'opportunità solida, però è anche l'anno in cui la Ducati ha presentato la sua moto e Alvaro sta dominando!

Ho iniziato a lavorare molto di più in quello che faccio fuori dalla pista, principalmente con delle sessioni mirate. Mi sono impegnato molto più direttamente con Kawasaki, aiutando un paio di ragazzi e valutando la possibilità di dirigere una squadra. Ci sono molte cose che voglio fare nel futuro per quando non avrò più opportunità di vincere. Per fortuna, sarà tra 8 o 10 anni, però è qualcosa che sto vivendo e godendo!

Per me, avere il nome Haslam è molto importante, non solo per quello che ha fatto mio padre in questo sporto e per quello che ha vinto, se non per i due fratelli che morirono in gara. La scuola di guida e la fondazione per aiutare i giovani piloti, questo è quello che voglio continuare a fare, non per forza attraverso i miei risultati, se non aiutando giovani talenti a salire in moto ed aiutarli ad essere la parte migliore di loro!

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