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Ana Carrasco: "Passare alla SBK® è stata la scelta migliore della mia vita"

Monday, 8 April 2019 12:05 GMT

La campionessa in carica ci ha raccontato come sia cambiata la sua vita da quando è entrata a far parte del WorldSBK, della sua filosofia di vita, delle sue ambizioni e di molto altro

Pilota di Murcia, 22 anni, vincitrice del titolo mondiale della Supersport300. Lo scorso fine settimana ha iniziato la nuova stagione, quella durante la quale sarà impegnata a difendere il titolo, partendo dal MotorLand di Aragon. Il primo round non è andato come sperava visto che a causa di una caduta non ha potuto concludere la gara. In questa intervista chiarisce quello che è stato il lavoro svolto e lo spirito combattivo che la contraddistingue.
 
A livello sportivo le cose sono cambiate molto dal 2017. Venivo dal campionato Moto3 dopo aver dovuto fare i conti con lesioni che mi avevano fatto perdere tutto. Passando a questo campionato ho ricominciato da zero. Sono arrivata con la voglia di crescere e di dimostrare a tutto il mondo che ero capace di andare veloce e di vincere. Penso che adesso tutti quanti lo abbiano ben chiaro.
 
Tutto è iniziato quando avevo 3 anni ed era un hobby. Mio padre era meccanico, abbiamo iniziato ad andare alle gare e vincevamo. Fino ai 14 anni lo facevo perché mi piaceva correre in moto. Quando ho vinto il campionato spagnolo la cosa ha iniziato a diventare seria. È stato in quel momento che ho deciso di diventare una professionista.
 
Non ho avuto una carriera sportiva semplice. Ho vissuto situazioni che mi hanno quasi costretta a smettere di correre, in più occasioni. Oltre agli infortuni, ho avuto problemi con gli sponsor, con le squadre, ho dovuto fare i conti con molte situazioni primi di arrivare a vincere. Però abbiamo dato un giro a tutta questa situazione e siamo arrivati ad essere campioni del mondo.
 
La storia del “Pink Warrior” è nata da lì, dalla filosofia del guerriero che lotta fino alla fine. È quello che ha contraddistinto la mia carriera sportiva, consiste nel non smettere mai di credere che lo possa ottenere.
 
Non ho mai pensato di essere la donna in grado di rompere i muri né di ottenere chissà che cosa nel motociclismo femminile. Il mio obiettivo è sempre stato quello di essere la migliore, cercare di vincere sempre i campionati. Non penso di rompere le barriere ma questa è la conseguenza nell’ottenere buoni risultati.
 
Credo che ci sia molto lavoro da fare per l’uguaglianza di genere e penso che io stia contribuendo attraverso il mio lavoro però non mi considero una figura femminista o niente di simile. Credo che ci sia del lavoro da fare per ottenere risultati e che poi arrivino i cambiamenti. È quello che faccio da tutta la vita e sono contenta che tutto ciò che faccio sia d’aiuto a questa causa.
 
Dico sempre che dentro al circuito sono una pilota, fuori sono una donna. Quando oltrepasso l’ingresso del circuito, il mio lavoro è lo stesso di quello di tutti gli altri e anche l’obiettivo non cambia. Non mi sono mai sentita diversa dagli altri.
 
Guidare come una ragazza adesso significa guidare bene e vincere campionati del mondo. Approfittiamo di questo momento così che tutto il mondo possa rendersi conto che guidare bene non è una questione di genere se non di lavoro.
 
Non penso molto gli istanti prima d’iniziare la corsa. La mia strategia viene decisa prima anche se nella mia categoria è complicato pianificarne una. Cerco di correre con la mente libera, perché in questa categoria può succedere di tutto.
 
Non mi affido a nessun tanto quando sono sul rettilineo, nemmeno a San Brembo, ahahah. Siamo abituati alla velocità e ci sono piste dove vedo tutto anche se sto guidando ai 200 km/h. Un’altra cosa è quando siamo sette piloti uno di fianco all’altro, allora in quel caso si che c’è da pregare. E in quel momento qualsiasi santo va bene purché mi aiuti!
 
Il mio motore è vincente. Onestamente, mi diverto quando vinco. Mi diverto guidando, chiaramente è molto diverso girare per piacere o correndo una gara. Un fine settimana durante il campionato del mondo è molto stressante, c’è molto lavoro, è importante dare sempre il 100% a prescindere dalle diverse condizioni. Tutto questo non ti permette di godere al massimo mentre sei in sella perché l’unico obiettivo è vincere. Se vinci la domenica, allora si che ti godi tutto il fine settimana. È la ricompensa per tutto il lavoro svolto in quei giorni.
 
Per fortuna Jonny (Rea) mi ha iniziata ad aiutare dallo scorso anno dandomi alcuni consigli e adesso siamo praticamente compagni di squadra. Essere tanto vicina ad un pilota che ha fatto la storia della SBK è qualcosa di davvero bello. Non potrei avere maestro migliore al mio fianco!
 
Nessuna donna aveva mai corso nel WorldSBK? Bhé nessuna aveva mai vinto un campionato del mondo di velocità! Ognuno si pone il proprio limite. Sono consapevole che arrivare nel WorldSBK o in MotoGP sia difficile perché è dove corrono i migliori del mondo. Però ho solo 22 anni e me ne aspettano ancora tanti e ho ancora tantissimo da imparare.
 
Tra dieci anni non so se starò ancora correndo. Avrò 32 anni… non si sa mai, lo sport cambia molto velocemente da un anno all’altro. Dipende da come andrà la mia carriera sportiva. Però mi piacerebbe continuare a far parte di questo mondo, lavorando in una squadra o averne una.
 
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