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Chi sono e cosa penso: Leandro Mercado

Thursday, 12 October 2017 08:29 GMT

L’argentino ha parlato delle sue ambizioni e delle sue passioni

Professione pilota, età 25 anni, proveniente da Córdoba (Argentina). È alla guida della Aprilia RSV4 RF del team IodaRacing nel World Superbike, e forma una bella coppia anche con Agustina, la sua inseparabile fidanzata che lo segue in tutto il mondo (e l’accompagna anche in questa intervista). La prossima settimana tornerà a Jerez, dove l’anno scorso ha perso la possibilità di diventare due volte campione del mondo della STK1000. 
 
La prima cosa che faccio quando arrivo su un circuito è studiare i dati con il team, avere tutte le informazioni del circuito. Poi preparo la mia postazione. Mi piace avere tutto in ordine, il casco, i guanti, le tute e gli stivali sempre allo stesso posto. Passo la giornata facendo queste cose.
 
Fin dalla mia prima gara ho sentito dentro di me che volevo essere un pilota. Ho iniziato a correre a 6 anni sulla terra, con moto costruite da mio papà. Il mio sogno è sempre stato quello di rappresentare l’Argentina e arrivare a correre a livello mondiale. Oggi è quello che sto facendo e ne sono orgoglioso.
 
La cultura delle moto è diversa nel Sud America. C’è molto tifo, molta gente che segue le gare di moto, di auto e anche di altro, ma iniziare una carriera a livello professionale, andare a correre fuori dal paese, non è facile.
 
La gente non è molto cosciente, ma per i piloti che non sono europei, è più difficile arrivare qui. Viaggio con la mia fidanzata Agustina, siamo solo noi due. Viviamo in Italia, la mia famiglia è lontana, mio padre viene quando può, ma vive dall’altra parte del mondo. Per questo solitamente mi accompagna lei. Facciamo molti sacrifici per vivere in Italia e per stare in un campionato del mondo. Nulla è stato facile.
 
Sono contento che si sta organizzando un round in Argentina, il prossimo anno. Che il campionato vada nel Sud America per la prima volta nella sua storia, sarà qualcosa di speciale. Per me, rappresentare l'Argentina e correre in “casa” sarà fantastico. Inoltre credo che questo possa aiutare ad aumentare il tifo in quelle zone. Un campionato con moto di produzione può attrarre più piloti, il talento non manca.
 
Non credo di essere diverso fuori dai circuiti. Sono sempre lo stesso. Sono un argentino, ma sono un disastro con la palla e a calcio, sono un pilota nient’altro!
 
No, non cucino neanche. Non ho un piatto forte. Quello che facci è usare la forchetta, mangio tutto quello che trovo in frigo, ma Agustina può confermare che è tutto buono...
 
Quello che invece mi piace è fare il meccanico sulle mie moto. Sistemo le mie moto con cui vado ad allenarmi e faccio il necessario. Mi piace sporcarmi le mani.
Mi piace leggere biografie di sportivi ritirati, conoscere le loro storie. Adesso sto leggendo Open di Andre Agassi. È molto bello, mi identifico in molte cose, per esempio quando racconta come ha iniziato e quanto gli è costato andare a giocare in altri paesi.
 
Secondo un luogo comune, la metà degli argentini fa psicoanalisi. Non lo sapevo. Io parlo da solo, la mia ragazza mi dice che sono matto per questo. Non ho mai la testa vuota, ci provo e per questo leggo quei libri, e anche un libro di psicologia sportiva, che mi ha aiutato molto.
 
La peggiore domenica della mia carriera sportiva è stata quella dell’anno scorso, a Jerez. È stato un colpo molto duro. Ho avuto domeniche difficili, ma quella... Quello che mi ha fatto più male è stato non aver avuto la possibilità di lottare (un problema meccanico gli ha impedito di schierarsi in griglia). Regalare così il titolo è stata dura, siamo abituati a lottare. Ho ancora questa spina dentro.
 
Quando tornerò a Jerez sicuramente avrò alcune sensazioni, ma non ci penso, mi concentro sul fatto di migliorare ogni giorno, avere migliori risultati e crescere come pilota e come persona. Avrò solo qualche ricordo quando entrerò in pista.